Microcriminalità minorile, bullismo, cyberbullismo? Esistono davvero e talvolta si tratta di vere e proprie baby gang, cioè microcriminalità organizzata composta da gruppi di minori all’interno dei contesti urbani e virtuali, tipo social network.
I minori ormai pongono in essere comportamenti devianti che fino a poco tempo fa erano ascivibili solo a persone adulte.
Oggi, non solo la legge nazionale ma anche leggi regionali, come ad esempio quella adottata dalla Regione Campania, definiscono questi fenomeni e prevedono la promozione di iniziative destinate 1) a soggetti coinvolti in atti di bullismo tradizionale e cyberbullismo nelle posizioni di vittime, autori e spettatori; 2) alle persone che ne sono riferimento in ambito familiare e scolatico; 3) agli ambienti nei quali si sviluppa il fenomeno per prevenirli e contrastarli. Il tutto al fine di studiarne le cause, sempre più complesse e possibili soluzioni. In Umbria, a Perugia (http://www.cammino.org/eventi/Sede/), è stato sottoscritto un protocollo di intesa tra le varie forze che lavorano nel settore minorile, al fine di indirizzare le forze verso una strategia comune oltre che rafforzata dalla collaborazione delle competenze in campo (http://www.regione.umbria.it/documents/18/0/Protocollo+unico+regionale/acbc979b-a8fc-4d6e-b450-9f3c0ad3e4d9). Prima infatti di divenire vere e proprie baby gang, i minori che compongono questi gruppi si sono affermati attraverso atti di bullismo, comportamenti e atti offensivi che un individuo o un gruppo di persone compiono ripetutamente ai danni di una o più persone per denigrarle, ridicolizzarle e offenderle per motivi di razza, etnia, lingua, aspetto fisico…etc… I medesimi comportamenti, definiti attraverso il termine cyberbullismo, si esplicano attraverso l’utilizzo degli strumenti telematicvi e o informatici.
Rispetto alla connotazione persecutoria (Stalking e violenza di genere) degli atti di bullismo, la componente digitale consente al cyberbullo di raggiungere la propria vittima in ogni momento ed in ogni luogo, abbattendo ogni barriera spazio temporale con la vittima (DANNO ON LINE E DIFFAMAZIONE DA FILE SHARING)
La recente disciplina (L. n. 71/2017) recante le disposizione a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo si pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno in tutte le sue manifestazioni; vengono ricondotte a questo fenomeno tutte le condotte, in qualunque forma espresse, di pressione, molestia, ricatto, manipolazione, trattamento illecito dei dati di minori, diffamazione…etc…quali comportamenti volti all’isolamento e denigrazione della vittima, come accade anche nel mobbing.
E’ stato infatti definito anche come “mobbing in età evolutiva”.
Il forte allarme sociale che i fatti di cronaca evidenziano anche nei giornali hanno portato ad abusare del termine Baby Gang; dietro certi fatti non c’è sempre quella struttura organizzativa tipica dei gruppi criminali.
Questo fenomeno viene studiato ancora prima che dai giuristi, dai docenti, dai sociologi e psicologi sulla base dei fattori scatenanti i comportamenti. Esiste la c.d. criminologia clinica che studia le dinamiche del gruppo, l’incidenza dei fattori culturali e nell’ambito dei procedimenti amministrativi e pensali individua progetti psicosocioeducativi tarati sul singolo.
La Giustizia minorile non può da sola recuperare i minori che fanno parte di questi gruppi di criminalità organizzata minorile o che comunque commettono atti criminali e violenti; per ottenere un risultato soddisfacente è necessaria una sinergia tra istituzioni, scuola, famiglia e servizi cercando di conciliare il più possibile le esigenze della educazione con quelle della legalità. www.avvocatoansidei.it