Maltrattamenti in famiglia. Quando si configura il reato? Quali i comportamenti ai quali la Cassazione ha riconosciuto disvalore? Separicidio e Codice Rosso Il Codice Rosso ci ha dato molti spunti e ha apprestato una tutela più veloce per le vittime di violenza, anche domestica.
Prima di tutto si evidenzia la condotta maltrattante come una serie di atti di vessazioni continui, idonei a ledere l’integrità psico-fisica della vittima. Ciò configura maltrattamenti in famiglia. E’sufficiente sofferenza o umiliazione. Alcune pronunce hanno basato la configurabilità del reato sulla base della sottomissione psicologica. Interpretazione superata. Il comportamento viene considerato in senso oggettivo. Purché abituale. Ovvero abitualità dei comportamenti vessatori che causano sofferenza. Alcune pronunce hanno infatti scagionato il coniuge che non aveva messo in atto comportamenti ripetuti.
Occorre riflettere sulla complessità delle dinamiche familiari. Spesso deve essere analizzato il contesto sociale e familiare. Ovvero se la conflittualità è tra pari. Nel senso pari grado di istruzione. Tra genitori-figli. Talvolta si tratta di litigi accessi, anche se volgari e offensivi, ma non di maltrattamenti in famiglia. L’analisi è complessa e piena di sfumature. Necessario comprendere bene i tanti elementi per non sminuire condotte che potrebbero degenerare né tantomeno stereotipizzare o abusare dello strumento della denuncia.
Pronunce più recenti hanno dato rilievo ad altri aspetti. Ad esempio, le condotte abitualmente vessatorie. Dove, una reazione anche violenta del maltrattato soggiogato, non ha impedito la condanna per maltrattamenti in famiglia. Poi.
La Cassazione penale ( n.35859/2004) precisa che è irrilevanti che si sia trattato di un caso isolato. Il disvalore del comportamento sporadico è messo in evidenza. Risulta, nella disamina della sentenza, irrilevante che il marito non abbia colpito la moglie. Bastano minacce perchè si abbia reato di maltrattamenti in famiglia.
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