Si è svolto nei giorni scorsi presso l’Ordine degli Avvocati di Perugia l’incontro formativo organizzato dalla Camera Minorile (Giustizia e disabilità), dal titolo emblematico: “Disabilità: dalla Costituzione alla realtà”. Un titolo volutamente provocatorio, scelto per stimolare una riflessione lucida e concreta sul divario ancora troppo spesso esistente tra i principi sanciti dalla nostra Carta costituzionale e le difficoltà quotidiane vissute da famiglie e studenti con disabilità.
Tra i relatori, l’avvocato Ansidei di Catrano ha offerto un intervento incentrato su una analisi normativa approfondita del diritto allo studio per gli alunni con disabilità, supportata da dati ISTAT e da uno sguardo attento alla realtà del territorio. Ha evidenziato che quando le è stato chiesto di intervenire su un tema urgente come la disabilità nella scuola, ha capito che non potevo farlo indossando una sola delle sue “identità”. Non solo da avvocata, non solo da consigliera del Comitato Pari Opportunità, e nemmeno solo da mamma di una bambina disabile. Perché nella vita quotidiana questi ruoli si intrecciano e si contaminano, generando una consapevolezza profonda: oggi non bastano più i discorsi di principio, servono esperienze, azioni concrete, presenza reale sul campo.
Nel corso della relazione è emersa con chiarezza la contraddizione tra la “perfezione formale” del sistema giuridico italiano – tra i più avanzati in materia di inclusione scolastica – e le barriere pratiche che le famiglie si trovano ad affrontare. Risorse spesso insufficienti, difficoltà nell’accesso ai servizi, discontinuità nelle nomine dei docenti di sostegno e una burocrazia che rischia di trasformare un diritto fondamentale in un percorso a ostacoli.
L’avv. Ansidei di Catrano ha sottolineato come, a fronte di un aumento significativo del numero di insegnanti di sostegno specializzati e di alunni con disabilità certificata, si continui a registrare una mancanza di stabilità nel personale scolastico. Con frequenti cambi di insegnante nel corso dell’anno. Una situazione che compromette la continuità educativa e rende più complesso ogni tentativo di reale inclusione.
La scuola è il primo grande laboratorio di cittadinanza, dove si gioca una partita fondamentale: quella dell’inclusione vera, che non si certifica a parole ma si costruisce giorno per giorno. Troppo spesso le norme restano lettera morta, bloccate da carenze strutturali, mancanza di formazione o di coraggio.
“La scuola è stata la prima a cancellare la segregazione,” ha ricordato, “e ancora oggi rappresenta il luogo per eccellenza dell’aggregazione e dell’inclusione. Ma questo richiede uno sforzo collettivo. Le vere barriere non sono fisiche, ma culturali. Ignoranza e disattenzione sono i veri ostacoli da abbattere”.
Il relatore ha poi voluto porre l’accento su un aspetto spesso trascurato ma fondamentale: la capacità spontanea dei bambini di includere e accogliere, molto più di quanto non facciano spesso gli adulti. “I bambini sanno includere: lo dimostrano ogni giorno nelle classi, nei cortili, nei giochi. È la società adulta che deve imparare da loro”.
L’incontro ha offerto non solo spunti giuridici, ma soprattutto stimoli per un cambiamento di visione (La Carta di Solfagnano), ricordando che l’attuazione effettiva dei diritti passa anche da una rivoluzione culturale, capace di superare stereotipi, rigidità e disattenzioni.
Un sentito ringraziamento è stato rivolto alle associazioni. Perchè attraverso la loro voce instancabile tanti diritti si danno oggi per acquisti. Tra l’altro, svolgono un ruolo di sostegno incessante al fianco delle famiglie. Dando supporto anche psicologico a coloro che non possono da soli portare avanti certe battaglie. Perchè le disabilità spesso sono accompagnate anche dalla fragilità del contesto sociale e familiare di riferimento.
C’è infatti una rete viva e preziosa – fatta di famiglie, associazioni, gruppi di lavoro come i GLIP e i GLH – che continua a sostenere e spingere in avanti il sistema. Parlare di disabilità a scuola significa parlare del futuro di tutti, perché l’inclusione non è un favore da concedere, ma un diritto da garantire. E, soprattutto, una grande opportunità per crescere insieme come comunità.
Un messaggio forte, lanciato da un’aula non solo di giuristi, e diretto a tutte le istituzioni e a ciascun cittadino.
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