Oggi a Perugia per ascoltare illustri relatori e capirne di più su la separazione delle carriere dei magistrati, grazie all’idea di Rotary club Perugia.Una sintesi del significato e delle implicazioni del progetto di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, sulla base degli interventi.
1.Il progetto e gli obiettivi di riforma
ll progetto di legge di revisione costituzionale mira a separare in modo netto le carriere della magistratura giudicante e requirente (giudici e pubblici ministeri), prevedendo:
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Un ordine autonomo per i PM, separato da quello dei giudici;
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Un Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) riformato, che non includa i PM;
- Una Alta Corte disciplinare distinta, che eserciti il potere disciplinare su entrambe le carriere.
2.Interventi e spinti di riflessione
Con riferimento al primo intervento, emerge che viene evidenziato che una separazione sostanziale già esiste, con limiti al passaggio di funzioni tra giudici e PM. Tuttavia, il nuovo progetto andrebbe oltre: escluderebbe ogni “colleganza” tra le due carriere, rendendole strutturalmente e istituzionalmente autonome. Alcune prassi attuali e deroghe (es. nel settore del lavoro) mostrano già tensioni interpretative. La riforma è criticata anche per aspetti potenzialmente contrari alla Costituzione, in quanto rompe l’unitarietà dell’ordine giudiziario. Nel corso del secondo intervento, il progetto di riforma è definito come ideologico, senza un vero confronto con la complessità del sistema. Secondo il sostituto procuratore generale, si potrebbe trattare di un “vulnus per la democrazia”: Il PM potrebbe rischiare di acquisire maggior potere senza controlli adeguati. Il rischio concreto è che la separazione conduca il PM sotto il controllo dell’esecutivo, seguendo un modello simile a quello statunitense. Ci si sofferma su l’eccessiva idealizzazione del sistema americano, sottolineando che il nostro modello accusatorio è diverso. Poiché prevede il ruolo attivo del giudice anche nelle fasi di accordo tra le parti. Viene ricordato anche che che il tasso di fiducia nella magistratura è basso, ma questa riforma non migliorerà l’efficienza della giustizia. Nell’analisi della riforma altro importante spunto di riflessione. Viene sottolineato che il vero nodo non è la separazione in sé, ma chi esercita il controllo sul sistema. Ovvero, La riforma semplifica eccessivamente la complessità del sistema attuale, rischiando di eliminare garanzie importanti. La differenza, in ogni caso, è data dalle persone. Dalla serietà e integrità del ruolo, dalla imparzialità e terzietà.
3. Conclusioni
Tra i vari spunti di riflessione, la sottoscritta ha avuto occasione di rielaborare alcuni concetti sopra riportati. Inoltre, di rivedere alcune questioni che credeva chiare. Di sicuro, non è un argomento alla portata dei più per la sua complessità ma va conosciuto. Potrebbe, potenzialmente riguardare ognuno di noi. (https://www.cortecostituzionale.it/documenti/convegni_seminari/La_CEDU_nella_giurisprudenza_costituzionale.pdf).
Il progetto di legge mira a creare una netta distinzione tra PM e giudici, ma solleva molte critiche tecniche e politiche:
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Il rischio di una deriva verso l’autonomia eccessiva del PM, o peggio, la sua sottomissione al potere esecutivo.
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Il timore che l’equilibrio costituzionale venga alterato, in particolare per quanto riguarda l’art. 111 (https://www.governo.it/it/costituzione-italiana/parte-seconda-ordinamento-della-repubblica/titolo-iv-la-magistratura/2855) della Costituzione e l’imparzialità del giudice .
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Un generale scetticismo sull’efficacia della riforma rispetto ai veri problemi della giustizia: efficienza, tempi lunghi e fiducia dei cittadini.
In sintesi, si tratta di una riforma radicale e divisiva, che coinvolge non solo l’assetto ordinamentale della magistratura, ma anche equilibri fondamentali tra i poteri dello Stato . E che forse non risolve davvero i problemi reali della giustizia.
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